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La nutraceutica nella gestione della malattia diverticolare del colon: attuali evidenze e prospettive future

Dr. Antonio Tursi 1,2, Medico chirurgo Specializzato in Gastroenterologia
1 Servizio di Gastroenterologia Territoriale, Distretto Socio-Sanitario n° 4 di Barletta, Azienda Sanitaria Locale di Andria
2 Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica di Roma

Introduzione

La diverticolosi del colon è la più frequente alterazione anatomica che può essere riscontrata durante un’indagine strumentale quando si studia il colon (1). Essa è caratterizzata dalla presenza di estroflessioni della parete del colon nei punti di minor resistenza della parete, dove i vasa recta la attraversano per irrorare mucosa e sottomucosa, con la formazione dei classici “sacchettini” (1). Dal punto di vista anatomico, la diverticolosi del colon sinistro è una “pseudodiverticolosi”, in cui erniano solo mucosa e sottomucosa, mentre la diverticolosi del colon destro è una “vera diverticolosi”, in quanto erniano tutti gli strati della parete colica (1).

Nella gran parte della popolazione questa alterazione anatomica rimane asintomatica per tutta la vita. In una percentuale di casi che oscilla tra il 20% e il 25% essa può diventare sintomatica, con l’insorgenza di sintomi molto variabili (dalle alterazioni alvine alle addominalgie alle complicanze, come stenosi, perforazioni e fistole): circa l’80% di questi pazienti svilupperà la cosiddetta “malattia diverticolare sintomatica non complicata (SUDD)”, mentre circa il 20% svilupperà una flogosi diverticolare acuta, chiamata “diverticolite acuta (AD)”, che sarà non complicata o complicata a seconda che la flogosi rimanga limitata al tessuto pericolico (non-complicata) oppure che si estenda oltre lo stesso con l’insorgenza di ascessi e/o fistole ovvero che causi stenosi (complicata) (1).

La patogenesi della malattia è ancora oggetto di dibattito, così come il suo trattamento. L’alterazione della motilità del colon, l’infiammazione della mucosa di basso grado, l’ipersensibilità viscerale e lo squilibrio del gut microbiota sono stati proposti come parte del complesso meccanismo per spiegare i sintomi in questi pazienti. Di conseguenza, sono stati proposti diversi trattamenti per la gestione sia della SUDD sia della AD, che vanno dagli antibiotici (anche non assorbibili) ai farmaci antinfiammatori, fino ai probiotici e ai nutraceutici (1).

La Nutraceutica: cos’è e perché è sempre più importante nella gestione delle malattie gastroenterologiche

Negli ultimi anni si parla molto dell’uso di nutraceutici nella gestione di svariate patologie. Per definizione, noi intendiamo come nutraceutico “un alimento o parte di un alimento con comprovati effetti benefici e protettivi sulla salute sia fisica sia psicologica dell’individuo” (2).

Esistono differenti categorie di nutraceutici, che includono:

  1. a) supplementi della dieta compresi i prodotti botanici (es. vitamine, minerali, coenzima Q, carnitina, ginseng);
  2. b) alimenti funzionali, cioè quegli alimenti che, in aggiunta al loro valore nutrizionale, contengono sostanze (generalmente non nutrienti) che interagiscono con una più funzioni fisiologiche dell’organismo esercitando effetti benefici sulla salute o di prevenzione in grado di esercitare un effetto benefico;
  3. c) nutraceutici veri e propri, ovvero i principi attivi che presentano attività terapeutica o di prevenzione. Questi ultimi derivano da alimenti, da piante o da fonti microbiche e vengono utilizzati, ad esempio, per la prevenzione o la cura di patologie o per rallentare il processo di invecchiamento. Possono essere assunti o introducendo nella dieta gli alimenti funzionali che li contengono o sotto forma di integratori alimentari (formulazioni liquide, compresse, capsule) (2).

La nutraceutica è stata ampiamente indagata anche nell’ambito gastroenterologico, sia nella gestione delle patologie funzionali, sia di quelle infiammatorie.

Ad esempio, una recente meta-analisi ha valutato l’impatto di alcuni nutraceutici nel trattamento nella Malattia di Crohn (MC), della colite ulcerosa (CU) e della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), comparandoli con il placebo. Valutando ventitré studi clinici, gli autori hanno evidenziato che, rispetto al placebo, i nutraceutici ricchi di biofenoli hanno migliorato significativamente lo score sintomatologico nei pazienti con CU, MC e IBS; nei pazienti con CU e MC, i nutraceutici ricchi di biofenoli hanno significativamente ridotto la proteina C-reattiva (CRP), ma solo il resveratrolo ha migliorato la qualità di vita (QoL). Infine, il resveratrolo (per i soggetti con Cu e MC) e l’olio di menta piperita (per i soggetti con IBS) avevano una maggiore certezza di miglioramento dei sintomi e della QoL. Significativamente, nessun evento avverso inficiava l’efficacia dei trattamenti (3).

Questa meta-analisi, quindi, ha dimostrato che i nutraceutici ricchi di biofenoli possono essere un trattamento adiuvante efficace e sicuro per la gestione dei pazienti con MC, CU e IBS, con maggiore certezza di evidenza per il resveratrolo nei pazienti con CU e MC e dell’olio di menta piperita per i pazienti con IBS.

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La Nutraceutica e la malattia diverticolare: evidenze attuali

Alcuni studi hanno recentemente affrontato l’uso di nutraceutici nel management della SUDD.

Il primo studio, pubblicato nel 2019, ha valutato l’efficacia di DIVER 100® (Omega Pharma s.r.l., Cantù, CO, Italia) nel trattamento dei sintomi della SUDD. Questa miscela nutraceutica, contenente Boswellia serrata, Inulina, Niacina, estratto di Mirtillo, Vitamina B1, B2, B6, B12, Zinco ed Acido folico, veniva somministrata nella dose di 2 capsule/die per 10 giorni al mese, per 3 mesi consecutivi. Lo studio, condotto su 101 pazienti, ha evidenziato come DIVER 100® sia stato efficace nell’indurre la remissione (valutata mediante scala di visualizzazione analogica, VAS, pari a 0) dei sintomi in 12 pazienti (11,9 %) a 3 mesi e in 10 pazienti (9,9 %) a 6 mesi, riducendo al tempo stesso significativamente il dolore addominale ed il meteorismo rispettivamente nel 45,5 % e nel 57,4 % dei pazienti (p<0,001) dopo 3 mesi. Nessun episodio di diverticolite acuta (AD) e nessun evento avverso correlato a DIVER 100® veniva registrato fino al 6° mese di trattamento (4).

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Un secondo studio ha valutato l’efficacia dell’associazione fra rifaximina-α, arabinogalattano (fibra prebiotica solubile) e la lattoferrina (proteina multifunzionale con azione antinfiammatoria potenziale) nel trattamento dei sintomi della SUDD. Somministrando rifaximina-α alla dose di 800 mg/die per sette giorni al mese per sei mesi, integrandone giornalmente l’assunzione combinata giornaliera di arabinogalattano (5 g/die)-lattoferrina (50 mg/die). Dopo 6 mesi del trattamento combinato, gli autori hanno osservato una riduzione statisticamente significativa nel punteggio di gravità totale (sec. VAS, p<0,0001) e miglioramento nel punteggio di ciascun sintomo (sempre sec. VAS, p<0,001). Inoltre, il 31,7% dei pazienti riferiva la completa risoluzione dei sintomi (5).

Un terzo studio ha valutato l’efficacia della terapia di combinazione tra la curcumina e la Boswellia (associazione che, in vitro, aveva già dimostrato di inibirne la produzione delle citochine infiammatorie Il-6, IL-8, TNFα e ossigeno reattivo) (6). Utilizzando una formulazione chiamata “fitosoma di curcumina e Boswellia” (CBP), contenente 500 mg di estratto dei due prodotti nutraceutici, e somministrata due volte al giorno per 30 giorni, gli autori hanno evidenziato una significativa diminuzione del dolore addominale (p<0,0001). Inoltre, l’efficacia si manifestava efficace entro 10 giorni e si manteneva pressoché costante fino al 30° giorno di trattamento (7).

La Nutraceutica e la malattia diverticolare: quali sono le prospettive future

Gli studi fin qui condotti hanno chiaramente evidenziato che la nutraceutica può essere un’alternativa efficace e sicura nel trattamento della SUDD e nella prevenzione della recidiva di AD. Tuttavia, è altrettanto evidente che non tutti i pazienti possono beneficiare di questo tipo di trattamento e che andrebbero identificati quei fattori che possono influenzare una risposta migliore a questo tipo di trattamento.

Un recentissimo studio pilota ha valutato se una miscela simbiotica (PROLACTIS® GG PLUS, Omega Pharma s.r.l., Cantù, CO, Italia), composta da due bustine contenenti Inulina (2 grammi), Quercetina (200 mg), estratto di Boswellia Serratia (100 mg), L-triptofano (150 mg) e Bromelina (100 mg) (bustina A); Lactobacillus Rhamnosus GG ATCC 53103 (10 miliardi), Frutto-Oligo-Saccaridi (FOS) (892 mg) e Vitamina D3 (50 µg) (bustina B), fosse efficace o meno nel trattamento della malattia diverticolare con differenti gradi di severità secondo la classificazione endoscopica DICA (8). Arruolando due piccoli gruppi di pazienti affetti da un differente score endoscopico (sedici affetti da DICA 2 e otto affetti da DICA 3), è stato evidenziato che la somministrazione della miscela PROLACTIS® GG PLUS per tre mesi otteneva la riduzione della gravità del dolore addominale sia nei pazienti DICA 2 (p=0,02) sia in quelli DICA 3 (p=0,01), mentre la FC diminuiva significativamente nei pazienti DICA 2 (p<0,02) ma non nei pazienti DICA 3 (p=0,123) (15). Inoltre, la AD si verificava durante il follow-up in due pazienti del gruppo DICA 3, ma in nessun paziente del gruppo DICA 2. Infine, una terapia aggiuntiva per il controllo dei sintomi si era resa necessaria per otto pazienti DICA 2 (50%) e per sei pazienti DICA 3 (75%) (9).

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Questo studio ha dimostrato quindi che la nutraceutica è una possibile opzione terapeutica per questi pazienti, ma che non in tutti i pazienti è in grado di ottenere risultati significativi. Gli studi futuri dovranno quindi identificare quali sono le caratteristiche dei pazienti che permettono di ottenere un maggior successo terapeutico se trattati con nutraceutici.

BIBLIOGRAFIA

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