Incontinenza urinaria: una diagnosi più accurata per un trattamento più efficace
Dr.ssa Maria Grazia Matarazzo, Medico Chirurgo, Specialista in Ginecologia e Ostetricia
L’incontinenza urinaria, definita come la perdita involontaria di urina, rappresenta un disturbo molto diffuso nel sesso femminile, con una prevalenza stimata tra il 25% e il 45%, soprattutto nella popolazione in postmenopausa.
Le forme più comuni di incontinenza urinaria sono:
- da sforzo: se la perdita di urina avviene in corrispondenza di sforzi fisici che provocano un aumento di pressione endoaddominale come tosse, starnuti o sollevamento di pesi;
- da urgenza: caratterizzata dalla perdita involontaria di urina accompagnata o immediatamente preceduta da urgenza ovvero un improvviso ed incontenibile desiderio di urinare che è difficile da rimandare;
- mista: combinazione delle due forme precedenti.
L’incontinenza urinaria da urgenza, solitamente, è associata alla “sindrome della vescica iperattiva” caratterizzata da urgenza minzionale, aumento della frequenza minzionale diurna e nicturia, in assenza di infezione delle vie urinarie o di altra patologia.
Le tre forme di incontinenza urinaria hanno alla base meccanismi patogenetici differenti, pertanto, la corretta diagnosi è fondamentale per ottenere successo dalla terapia.
L’iter diagnostico inizia dalla visita uro-ginecologica, in cui si effettua una raccolta anamnestica, che, oltre alle notizie generali, identifica eventuali fattori di rischio per incontinenza urinaria:
- stato post-menopausale,
- precedenti gravidanze e parti,
- patologie predisponenti.
L’esame obiettivo deve valutare:
- la tonicità del pavimento pelvico (ipotonia/ipertonia),
- la presenza di prolasso utero-vaginale, spesso associato all’incontinenza urinaria,
- la perdita di urina
- l’eventuale ipermobilità uretrale durante un colpo di tosse (stress test).
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Come si diagnostica l’incontinenza urinaria?
Uno degli strumenti fondamentali per la diagnosi dell’incontinenza urinaria è il diario minzionale. Compilando questo diario per 3-4 giorni, la paziente registra la quantità di liquidi assunti, la frequenza delle minzioni, il volume di ogni minzione, eventuali episodi di incontinenza o di urgenza, fornendo così informazioni preziose per identificare il tipo di incontinenza e pianificare il trattamento più efficace.
Il diario minzionale è utile nella diagnosi di sindrome della vescica iperattiva, ma anche nella diagnosi delle “cattive abitudini minzionali”, cioè tutte quelle condizioni caratterizzate dall’aumento della frequenza urinaria solo per la “paura delle perdite”, innescando un circolo vizioso che porta alla riduzione della distensibilità vescicale e della capacità vescicale.
Esame diagnostico fondamentale nell’inquadramento dell’incontinenza urinaria è l’esame urodinamico. È un esame minimamente invasivo che studia la funzionalità del basso tratto urinario (vescica ed uretra), costituito da una fase di riempimento vescicale e da una fase di svuotamento vescicale.
Durante il riempimento è possibile identificare sintomi irritativi vescicali, quali l’iperattività detrusoriale che nel 60% dei casi può essere causa dell’incontinenza urinaria da urgenza, o perdite di urina con colpi di tosse o manovra di Valsalva, tipiche dell’incontinenza urinaria da sforzo.
La fase di svuotamento minzionale è utile, invece, per la diagnosi di ipotonia detrusoriale o di ostruzione al flusso minzionale che sono spesso la causa di incompleto svuotamento vescicale.
Nell’inquadramento di una paziente affetta da incontinenza urinaria, assume cruciale importanza la valutazione del trofismo dei tessuti urogenitali. Tali tessuti, fortemente influenzati dalla stimolazione estrogenica durante la fase fertile, subiscono modificazioni significative in seguito alla menopausa, a causa della carenza ormonale. Le conseguenze sono rappresentate dall’assottigliamento dell’epitelio vaginale e dell’urotelio con una minore distensibilità dei tessuti e minor contenimento di urina.
Lo stimolo minzionale viene pertanto percepito prima e con impellenza, esitando in incontinenza urinaria qualora sia concomitante un deficit dei meccanismi della continenza. Tale quadro viene definito “sindrome genitourinaria della menopausa”.
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Quali sono i trattamenti possibili nei casi di incontinenza urinaria?
In base a quanto identificato sopra, ne deriva che il trattamento dell’incontinenza urinaria non può essere uguale per tutte le donne. Le società scientifiche internazionali sono concordi nel raccomandare programmi di “rieducazione vescicale” per tutte le donne con incontinenza urinaria e percorsi di riabilitazione del pavimento pelvico, soprattutto per le donne con diagnosi di incontinenza urinaria da sforzo prima di eventuale intervento chirurgico.
Per le donne con sindrome della vescica iperattiva, associata o meno ad incontinenza urinaria da urgenza, la terapia di prima linea è farmacologica. Essa si basa sull’utilizzo di farmaci antimuscarinici, i quali bloccano la trasmissione neuronale colinergica stimolante il detrusore vescicale. Esistono numerose molecole in commercio, non sempre efficaci e con effetti indesiderati che spesso portano alla sospensione della terapia.
La seconda linea di trattamento per la vescica iperattiva con iperattività detrusoriale, rilevata in corso di esame urodinamico, è l’iniezione intravescicale di tossina botulinica. La tossina botulinica, inibendo la contrattilità del muscolo detrusore mediante il blocco della placca neuromuscolare, migliora la sensazione di urgenza e frequenza minzionale.
I casi correlati a sindrome genitourinaria della menopausa, in cui l’esame urodinamico non dimostra onde di iperattività detrusoriale, migliorano con l’estrogenoterapia locale, con sostanze a base di acido ialuronico, con laserterapia o radiofrequenza, cioè con tutte le terapie che hanno l’obiettivo di ripristinare il trofismo dei tessuti urogenitali per migliorarne la distensibilità e quindi diminuire il sintomo dell’urgenza minzionale.
I sintomi irritativi del basso tratto urinario, inoltre, possono essere correlati ad un quadro infiammatorio, in cui il rilascio di prostaglandine provoca la sintomatologia della vescica iperattiva con una contemporanea alterazione del flusso minzionale. In questo quadro trova il suo impiego l’attività antiossidante e antiinfiammatoria degli attivi presenti in FLUXONORM®, associazione di estratti acquosi di Phyllantus niruri, Solidago virga-aurea, Peumus boldus, Ononis spinosa ed Epilobium angustifolium, ben tollerato e privo di effetti avversi.
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L’incontinenza urinaria, un tempo considerata una conseguenza fisiologica dell’invecchiamento, è oggi riconosciuta come una condizione patologica multifattoriale. Pertanto, il corretto inquadramento diagnostico è fondamentale per selezionare le terapie più appropriate e migliorare la qualità di vita delle pazienti.
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